Al centro del dibattito c’è l’introduzione dell’obbligo retroattivo del visto di conformità e dell’asseverazione della congruità dei costi, esteso anche alle iniziative in corso.

La misura “ha provocato il blocco dell’operatività delle piattaforme che gestiscono le cessioni dei crediti d’imposta da bonus edilizi, gettando nella più ampia incertezza gli operatori e i contribuenti interessati dagli interventi agevolati”, denuncia in una nota congiunta una folta schiera di associazioni di settore e ambientaliste, tra cui Elettricità Futura, Cna, Cgil, Legambiente, Federsco, Confartigianato e varie altre.

Alle firmatarie dell’appello appaiono insufficienti i chiarimenti forniti in questi giorni dall’Agenzia delle entrate, commentati negativamente anche da Anfit (l’associazione nazionale per la tutela della finestra made in Italy) “in quanto non risolvono il problema complessivo della retroattività, che viene eliminata solo per i pagamenti eseguiti entro l’11 novembre lasciando quindi fuori tutti i lavori in corso”.

Ma l’incertezza del settore è legata anche al ritardo nella pubblicazione da parte del MiTE del decreto sull’aggiornamento dei prezzari ai quali devono attenersi gli asseveratori, secondo le nuove disposizioni.

Per questo, nonostante gli operatori siano favorevoli a un rafforzamento dei controlli antifrode, chiedono che “l’applicazione delle nuove procedure operative sia limitata ai soli interventi avviati successivamente all’emanazione di tutti i provvedimenti e delle relative istruzioni o quantomeno avviati dopo l’entrata in vigore del Decreto”.

Dopo tutto, aggiungono poi le associazioni, federazioni e cooperative firmatarie del comunicato, “lo stesso Statuto del contribuente prevede che modifiche rilevanti alla normativa non abbiano carattere di retroattività, a tutela del principio di affidamento per gli interventi in corso”.