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SAIE 2018: Bruco, Farfalla e Drago. Bologna, costruzioni e infissi

La visita al SAIE di quest’anno mi ha richiamato alla mente queste tre figure: bruco farfalla e drago. Immagini valide in generale per le Costruzioni che per gli Infissi. Iniziamo dalla prima.

BRUCO

Se guardiamo al presente e alle recenti edizioni non possiamo fare a meno di constatare che stando all’andamento dei numeri lordi di visitatori, espositori, metri quadri, … Si tratta di una manifestazione che ha progressivamente perduto il lustro che poteva vantare in passato; lustro che ora la nuova gestione promette di recuperare adeguandolo al profondo cambiamento di contesto delle costruzioni.

Qualcosa dell’antica grandezza alla Fiera di Bologna è comunque rimasto. Il Cersaie ne è stato una spia. Alle sue spalle due indicazioni: internazionalità (qualunque cosa significhi) e nuovi espositori. Aspetti rinvenibili anche a SAIE 2018, seppur su numeri assai più piccoli e con tratti che oseremmo dire ancora arcaici. Tratti che come in un Bruco sembrano voler nascondere una futura Farfalla invece di annunciarla. Inoltre, il numero degli espositori, i metri quadri di esposizione, le manifestazioni, le merceologie e i visitatori sembrano indicare che la crisi nelle costruzioni e nel serramento resta forte. Per intravvedere la possibile futura Farfalla occorre guardare al mercato con molta attenzione. Un’attenzione faticosa poiché il caleidoscopio delle novità soggiacenti è piuttosto articolato.

FARFALLA

Guida di questo parziale esame saranno le dimensioni di internazionalità e Nuove Imprese. Ad esse aggiungeremo anche i nuovi servizi legati al processo di terziarizzazione della filiera delle costruzioni e alla sua ibridazione con gli altri comparti. Dunque qualcosa di diverso della semplice digitalizzazione. Semplice? I problemi sono ancora tanti. Comunque anche quest’anno erano presenti a Bologna aziende polacche del serramento. Prima fra tutte Drutex. Si è osservata anche una presenza ucraina di un produttore, Steco, di serramenti in alluminio e PVC che sta tentando di approfondire la sua penetrazione del mercato italiano. Mancavano aziende polacche, slovene e bulgare notate in edizioni precedenti. Cosa che conferma le aspettative formulate in precedenza sulla rotazione delle presenze straniere. Attorno a loro imprese serramentistiche italiane, alcune (come Agostini Group, Gibiesse, Lacos Group, ecc) congiuntamente riunite nell’ANFIT point promosso dall’Associazione ANFIT strategicamente collocato nell’area Condominio Italia Expo. Finestre, porte d’ingresso, ma non solo. A Bologna era presente pure Irondom, un interessante facciatista con esperienze sostanzialmente di piccola e media cantieristica che proponeva sistemi per facciate cieche. Sistemi integrabili con finestre normali o pannelli trasparenti. La tecnologia sostanzialmente ricalca le esplorazioni fatte con l’uso di pannelli ceramici, già visti in passato al Cersaie o altrove. Il target di mercato è però stato centrato sui cappotti edilizi, ossia sulle esigenze di coibentazione. La tecnologia è quella delle facciate ventilate e i rivestimenti possono essere di materiali che vanno dal metallo decorato, al legno e alla ceramica. Lo stand di Irondom avrebbe potuto essere accanto ai competitor che offrono le soluzioni di rivestimento delle muratura. Tutto questo si poteva trovare al padiglione 25, ma al 26 oltre ad altre soluzioni più tradizionali per la realizzazione di un cappotto termico, si trovava anche un piccolo stand di un’azienda che a prima vista poteva essere un facciatista. O un pulitore di vetri. In realtà né l’uno né l’altro. Pianeta Unisol propone la manutenzione delle vetrate a partire dalla sua esperienza di manutenzione delle vetrature ferroviarie. Si tratta di un servizio che al momento ambisce ad ave- re ulteriori esperienze nell’ambito della manutenzione delle faccia- te continue. L’intervento che caratterizza l’offerta di Pianeta Unisol è l’eliminazione dei danni che possono derivare dalla scheggiatu- ra. Una scheggiatura profonda può anche comportare la necessità di sostituire interamente il pannello di vetro. Ma a certe condizioni non è sempre necessario ed esiste una panoplia di tecniche manutentive che ne permettono la conservazione e almeno un parziale recupero delle proprietà fisiche originarie della superficie vetrata. In un mercato avaro di risorse per sostituire vecchie o manutene- re nuove facciate continue, l’offerta di rigenerazione delle superfici vetrate può essere un’alternativa ragionevole. Lo stesso padiglione accoglieva espositori che offrivano anche servizi come l’agevolazione della cessione del credito derivante dai bonus fiscali riconosciuti agli interventi in edilizia, o la partecipazione a bandi di gara per costruzioni in Romania. Offerta di servizi che tende ad esaltare le logiche sottostanti ai contratti di rete, sia pure con una strutturazione giuridicamente più impegnativa. Offerte che integrano le ambizioni del BIM (Building Information Modelling). BIM volutamente “contingentato” rispetto al 2017, soprattutto dal richiesto pagamento d’ingresso per la convegnistica.

DRAGO

Ma il BIM sarà l’ingrediente che darà alle imprese di costruzione italiane la possibilità di tornare ad essere un grande Drago dell’economia in patria e all’estero? Probabilmente da solo no. E comunque non ora. In occasione del dibattito promosso da Federcostruzioni sul tema l’ingegner Giovanni Cardinale vicepresidente del CNI, Consiglio Nazionale degli Ingegneri, ha ammesso che negli studi di progettazione del BIM l’unica diffusa traccia resta il rendering e tanti programmi sparsi, ma non integrati sul piano informatico.
Però il BIM non è l’unico aspetto che caratterizzerà l’evoluzione del mondo delle costruzioni in Italia (componenti inclusi). Molte delle prospettive sono state illustrate dai diversi interventi nel corso della citata presentazione. Alcuni restano futuribili, altri sono processi di vasta portata per le imprese ma che per ora riguardano soprattutto le istituzioni al traino delle politiche dell’ Unione Europea. Molte delle esperienze citate sono, dopo quasi un decennio, ancora di limitata porta su scala nazionale e internazionale: le esperienze australiane di applicazioni della robotica nella costruzione di muri di mattone, il sito sviluppato da Saint Gobain per agevolare l’incontro di domanda nell’ambito degli interventi artigianali o di piccola cantieristica edilizia, la commercializzazione di vetri autopulenti, l’uso di asfalti che riducono la diffusione del particolato atmosferico prodotto dall’inquinamento automobilistico,… A tutto questo manca negli Stati Uniti e in Europa la spinta di decise politiche pubbliche infrastrutturali ed edilizie che motivino la diffusione che è già in corso in altri comparti industriali come i media, la finanza, la produzione tecnologicamente sofisticata, il commercio all’ingrosso, la chimica e farmaceutica,…Diverso è invece il caso di Paesi in via sviluppo. Soprattutto quelli che vengono attratti dall’orbita cinese e che già oggi sono il campo di sperimentazione di quegli scenari di città del futuro (digitalizzata, cablata, sostenibile….) su cui i governi occidentali si stanno ancora interrogando e sognando.
D’altra parte in mostra si offrivano soluzioni robotiche elaborate da Indexlab che esemplificavano anche casi concreti di innovazione sviluppati in Italia. Ma a questi manca ancora un forte domanda pubblica che ne permetta la piena verifica dei vantaggi. Gli svantaggi invece sono chiari almeno nelle paure di squilibri che potrebbero provocare nel mercato del lavoro: scarsità di disponibilità di nuove figure professionali, più esperte nella cultura digitale, ed eccesso di figure professionali correnti come il semplice manovale o l’esperto serramentista o piastrellista.

SOVRAPPORSI DI PROSPETTIVE

Proprio questo però ci porta a pensare che l’innovazione più concreta è quella che utilizza conoscenze scientifiche, tecniche e artigiana- li che abbiamo fatto rientrare nella categoria delle farfalle. Con tutta la loro fragilità. Così come le esplorazioni che perseguono visita- tori e aziende stranieri alla ricerca di clienti e fornitori italiani. D’altra parte a Dobroplast la presenza a SAIE è stata fatta nell’ottica di mantenere il contatto con progettisti, imprese edili e rivendite. Del resto i visitatori italiani sembravano confermare l’attendibilità di quegli obiettivi, con la solita aggiunta di studenti (ingegneria, informatica, robotica,…). Numeri divenuti più piccoli, ma in grado comunque di affollare gli spazi disponibili. Il SAIE del 2018 sovrapponeva le immagini del Bruco, della Farfalla e del Drago. La risultante era confusa e tendeva assai più al Bruco che agli altri due esseri. Ma la trasversalità tra specializzazioni anche sul piano aziendale promette la trasformazione del Bruco in Farfalla già dalla preannunciata edizione che si svolgerà a Bari il prossimo anno. Sempre che le speranze siano soddisfatte da un contesto economico apparentemente divenuto più avaro e minaccioso.

 

Di Luigi Liao.

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