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Eurostat: indicazioni aggiornate sulle modalità di classificazione dei crediti 2023

Eurostat aggiorna le proprie indicazioni sulla classificazione contabile come “pagabili” dei crediti edilizi per l’anno 2023 a seguito del DL11/2023.

Eurostat, ovvero l’ufficio di statistica dell’Unione Europea, ha aggiornato la propria posizione in merito alla classificazione dei crediti derivanti dagli incentivi fiscali in edilizia tenendo conto delle modifiche normative introdotte dal DL 16/02/2023 convertito dalla Legge 38/2023 (Decreto Blocca Cessioni).

Il tema è da tempo sul tavolo degli organi di statistica, dei ministeri e dei politici ed è stato oggetto di numerose prese di posizione successive, e in alcuni casi tra loro contrastanti (clicca qui e qui).

L’argomento non ha meramente valenza formale, in quanto l’individuazione della modalità con cui tali crediti vadano contabilizzati incide pesantemente sul conteggio di deficit e, quindi, sullo spazio di bilancio dello Stato. D’altra parte, è stato ampiamente chiarito come la modalità di contabilizzazione non abbia effetti in relazione al debito.

Posto questo, il 26 Settembre Eurostat ha pubblicato il documento in merito (clicca qui) che ha confermato la precedente indicazione di inizio anno relativa al periodo 2020-2022: i crediti Superbonus 2023 sono da classificarsi come pagabili.

Ciò significa che tali cifre, a livello di bilancio, vanno interamente contabilizzate in relazione all’anno in cui l’intervento edilizio prende il via e non spalmate sull’arco di tempo che caratterizza l’incentivo come accade per i crediti classificati come non pagabili.

L’importanza di questa presa di posizione sta nel fatto che la legislazione in materia di cessione del credito e sconto in fattura è mutata rispetto alle precedenti indicazioni Eurostat riferite al periodo 2020-2022 a causa dell’emanazione del DL 16/02/2023, che ha alterato il quadro complessivo, rimettendo in dubbio la classificazione dei crediti (pagabili o non pagabili) in relazione all’anno 2023.

L’Istituto di Statistica Europeo ha però riconfermato l’impostazione adottata per il triennio precedente anche in relazione all’anno in corso, indicando di continuare a classificare i crediti come pagabili anche per il 2023. Tale scelta è derivata dal fatto che, per il 2023, le eccezioni al blocco della disciplina di cessione del credito sono state tali da far ritenere ad Eurostat che si potesse ancora prendere a riferimento il quadro legislativo precedente. 

Infatti, l’indicazione sulla classificazione dei crediti come pagabili discendeva dalle condizioni di pagabilità (derivanti dalla trasferibilità, dall’utilizzo differito nel tempo e dall’utilizzo in compensazione con altri debiti e contributi) che caratterizzavano il mercato dei crediti ante 16/02/2023 e che è stata parzialmente messa a rischio dall’evoluzione del quadro legislativo in materia causata dal Decreto Blocca Cessioni. In termini di deficit, il permanere di questa impostazione contabile consente al Governo in carica di poter imputare la maggior parte gli effetti negativi di bilancio causati dai crediti in questione sugli anni 2020-2023 (in corrispondenza dei quali, ricordiamo, è sospeso il patto di stabilità Europeo), preservando un minimo margine di manovra contabile per il futuro.   

D’altra parte, in funzione delle mutate condizioni di pagabilità successive alla piena entrata in vigore degli effetti del DL 16/02/2023, Eurostat non si è espressa in relazione al 2024, rimandando ad un ulteriore approfondimento specifico da parte di ISTAT che tenga conto dell’impatto di tale aspetto.

Quindi, riassumendo:

  • Eurostat, oltre che per il periodo 2020-2022, ha confermato la classificazione dei crediti come pagabili (quindi da imputare come costo interamente nell’anno in cui si avvia l’intervento edilizio) anche per l’anno 2023, ritenendo che la dinamica relativa all’anno in corso fosse ancora assimilabile a quella precedente in ragione delle eccezioni al blocco della cessione derivante dal DL 16/02/2023;
  • Eurostat ha fatto capire come le modifiche alla legislazione sui crediti fiscali introdotte dal DL 16/02/2023, che dal 2024 avranno un impatto prevalente sulle dinamiche di questi ultimi, poterebbero portare ad una nuova revisione della classificazione, con un ritorno a quella iniziale di pagabili (con la conseguente “spalmatura” sull’intero periodo di riferimento per la durata dell’incentivo in termini di minor gettito fiscale);

Sulla base di ciò si possono azzardare un paio di considerazioni complessive e conclusive:

  • Se la quantità di crediti incagliati risulterà rilevante, si passerà dalla classificazione come pagabili a quella come non pagabili, con effetti che incideranno sulla contabilizzazione del deficit a partire dal 2024 (che in questo caso esploderebbe) e, quindi, sulla possibilità di manovra economica nelle leggi di bilancio fino al 2027, rendendo pressoché impossibile qualsiasi forma di politica economica da parte dell’esecutivo;
  • L’indicazione di Eurostat costituisce un punto favorevole per l’attuale Governo in relazione al 2023, ma, al contempo, un inquietante monito per il 2024. È ragionevole supporre quindi che assisteremo a nuove misure in materia di crediti, volte a sbloccare quelli incagliati, al fine di mantenere la classificazione di pagabili anche per il 2024 e per gli anni a seguire.

 

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