Professionisti e imprese denunciano la mancata inclusione da parte del Governo della EPBD IV nella legge di Delegazione europea e chiedono un intervento immediato
di Redazione tecnica – 31/07/2025
L’esclusione della direttiva (UE) 2024/1275 (Energy Performance of Bulidings Directive, nota come “Direttiva Green”) dal disegno di legge di Delegazione europea 2025, approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 luglio 2025, rappresenta un chiaro arretramento rispetto agli impegni assunti dall’Italia in ambito comunitario.
Direttiva Green, nessun segnale dal Governo: l’allarme di professionisti e imprese
A denunciarlo è il Tavolo interassociativo “Un patrimonio da salvare”, iniziativa promossa da 30 realtà rappresentative della filiera edile, del mondo professionale e delle associazioni dei consumatori: AEM – Associazione Energy Managers, AiCARR, AIPE, Altroconsumo, ANACI Milano, Anfit, ANING – Associazione Nazionale Ingegneri, Anit, ANPE – Associazione Poliuretano Espanso rigido, ARSE, Assocond CO.NA.FI, Assovernici, Gruppo pitture e vernici Federchimica-Avisa, Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Cortexa– Eccellenza nel Sistema a Cappotto, Energiesprong Italia, Federcomated, Federazione Filiera Legno, F.I.V.R.A., ISI Ingegneria Sismica Italiana, Legambiente, Kyoto Club, Rete Professioni Tecniche, Renovate Italy, Rete Irene, SBA -Smart Buildings Alliance for Smart Cities ETS.
Il mancato inserimento della direttiva nel provvedimento di recepimento annuale è interpretato come una precisa scelta politica, che rischia di vanificare gli sforzi compiuti negli ultimi anni per favorire la riqualificazione energetica degli edifici, in coerenza con gli obiettivi ambientali e climatici dell’UE.
EPBD: un obbligo giuridico ignorato
La direttiva EPBD IV (Direttiva UE 1275/2024) è stata approvata il 24 aprile 2024 e dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 29 maggio 2026. Il suo obiettivo è ambizioso: attuare un cambiamento strutturale del parco edilizio europeo attraverso il miglioramento della prestazione energetica degli edifici, la lotta alla povertà energetica e la riduzione delle emissioni.
A oggi, però, non risultano avviate iniziative legislative o programmatiche in Italia. L’esclusione dal disegno di legge di Delegazione europea viene considerata un segnale di disattenzione istituzionale verso una delle leve principali della transizione ecologica.
Un segnale in contrasto con gli atti ufficiali del MASE
L’incoerenza è evidente anche sul piano della programmazione politica. Nell’Atto di indirizzo 2024–2026, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica aveva inserito tra le priorità proprio il recepimento della direttiva EPBD IV, con l’impegno a predisporre gli strumenti attuativi nei tempi stabiliti.
La scelta di non includere la direttiva nel disegno di legge rischia ora di compromettere la credibilità dello stesso MASE e di rendere irrealizzabili gli obiettivi di riqualificazione del patrimonio edilizio, con ricadute gravi sia sotto il profilo ambientale sia sotto quello socio-economico.
L’utilizzo del Fondo Sociale per il Clima non è sufficiente
Il Tavolo interassociativo prende anche atto dell’intenzione del Governo di destinare al recepimento della direttiva parte delle risorse del Fondo Sociale per il Clima.
Un’ipotesi che, pur positiva sul piano finanziario, non può sostituire l’adozione di un quadro normativo organico, indispensabile per assicurare continuità, certezza e efficacia agli interventi. Senza una cornice regolatoria chiara, anche i fondi rischiano di tradursi in misure frammentarie e di scarso impatto.
Le difficoltà del comparto e dei cittadini
Il rallentamento delle politiche per l’efficienza energetica è già tangibile:
Come segnala il Tavolo, il rischio concreto è che l’intera filiera della riqualificazione energetica venga messa ai margini del sistema produttivo nazionale. L’inerzia normativa espone infatti il Paese a rilevanti criticità strutturali:
Le richieste: recepimento immediato e calendario operativo vincolante
Alla luce di quanto sopra, i partecipanti al Tavolo rivolgono un appello urgente alla Presidenza del Consiglio e ai ministri competenti (Calderone, Foti, Giorgetti, Pichetto Fratin, Salvini e Urso), affinché:
Da questo punto di vista, un intervento tempestivo rappresenterebbe un atto di responsabilità, a tutela delle famiglie, del sistema produttivo nazionale e della credibilità degli impegni assunti in sede europea, mentre ulteriori rinvii comprometterebbero la possibilità di attuare politiche efficaci, con conseguenze rilevanti sul piano economico, sociale e ambientale.
Proprio per questo il Tavolo interassociativo rinnova la propria disponibilità al confronto con le istituzioni, “in uno spirito di collaborazione costruttiva, per affiancarle nella definizione di strumenti concreti e coerenti con gli obiettivi europei e con le esigenze del Paese”.