Il mancato recepimento della direttiva Ue sulla prestazione energetica degli edifici solleva allarme tra le associazioni del tavolo interassociativo “Un patrimonio da salvare”.
On Lug 29, 2025
Nel presentare la legge di delegazione europea 2025, il Governo ha dichiarato di voler valorizzare innovazione, sicurezza e competitività. Tuttavia, il testo approvato non rispecchia queste ambizioni e delude profondamente le aspettative.
Alla luce del quadro attuale, non è più sostenibile attribuire i ritardi ad aspetti meramente tecnici.
L’esclusione della direttiva Epbd IV (2024/1275/Ue), relativa alla prestazione energetica degli edifici, rappresenta una scelta politica precisa.
Una scelta che marginalizza la transizione energetica del patrimonio edilizio nazionale e rinvia sine die l’attuazione di misure europee già condivise e sottoscritte dall’Italia.
Questa omissione non solo indebolisce la credibilità del Paese in sede comunitaria, ma rischia di compromettere seriamente gli obiettivi di sostenibilità e indipendenza energetica.
È necessario un intervento tempestivo che ribadisca l’impegno dell’Italia verso una strategia industriale ed economica coerente con gli obiettivi ambientali dell’Unione Europea.
Le associazioni che aderiscono al tavolo interassociativo Un patrimonio da salvare esprimono sconcerto e forte preoccupazione per l’assenza, nel disegno di legge di Delegazione europea 2025 approvato dal Consiglio dei ministri del 22 luglio 2025, di un esplicito riferimento al recepimento della direttiva 2024/1275/Ue (Epbd IV) sulla prestazione energetica degli edifici.
Una direttiva da recepire
L’Italia è tenuta giuridicamente a recepire la direttiva entro maggio 2026. A oggi, tuttavia, non risultano ancora avviate iniziative normative o programmatiche, pur trattandosi di un’opportunità strategica per una politica industriale ed economica coerente con gli obiettivi energetici e ambientali del Paese.
L’omissione, in un passaggio legislativo rilevante, rischia di trasmettere un segnale di scarsa attenzione a un tema cruciale per lo sviluppo sostenibile.
Questa situazione appare in evidente contrasto con gli impegni formalmente assunti dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nell’atto di indirizzo politico 2024–2026, che prevede esplicitamente il recepimento della direttiva e la predisposizione dei relativi atti e strumenti nei tempi stabiliti.
Tale mancanza d’indirizzo s’inserisce in un contesto già segnato da evidenti difficoltà: le attività di riqualificazione energetica risultano in forte rallentamento e i volumi di intervento appaiono ormai insignificanti rispetto agli obiettivi europei e nazionali.
Timori di ricadute negative
Le ricadute negative sul sistema economico e sociale sono significative, interessando una filiera che contribuisce in modo rilevante al Pil, all’occupazione e all’innovazione del comparto edilizio.
In assenza di un intervento tempestivo, si profilano rischi concreti:
L’appello delle associazioni
Per queste ragioni, il tavolo interassociativo ha rivolto un appello urgente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e i ministri Calderone, Foti, Giorgetti, Pichetto Fratin, Salvini e Urso affinché:
Un intervento tempestivo rappresenterebbe un atto di responsabilità, a tutela delle famiglie, del sistema produttivo nazionale e della credibilità degli impegni assunti in sede europea. Ulteriori rinvii comprometterebbero la possibilità di attuare politiche efficaci, con conseguenze rilevanti sul piano economico, sociale e ambientale.
Il tavolo interassociativo rinnova la propria disponibilità al confronto con le istituzioni, in uno spirito di collaborazione costruttiva, per affiancarle nella definizione di strumenti concreti e coerenti con gli obiettivi europei e con le esigenze del Paese.
Gli aderenti al tavolo
Le associazioni che aderiscono al tavolo interassociativo Un patrimonio da salvare: