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Sconto al posto dell’ecobonus, aziende contro la proposta del Governo

Il beneficiario delle detrazioni fiscali per gli interventi di efficientamento energetico e di miglioramento sismico, in alternativa alle detrazioni stesse, potrà optare per un contributo di pari importo sotto forma di sconto sul corrispettivo spettante, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi. Il fornitore recupererà tale contributo sotto forma di credito d’imposta da utilizzare in compensazione, in 5 rate annuali, senza l’applicazione dei limiti di compensabilità.

È quanto prevede l’articolo 9 del Decreto Crescita (bozza del 2 aprile 2019). La misura, si legge nella relazione illustrativa, ha lo scopo di incentivare la realizzazione degli interventi di efficientamento energetico e di prevenzione del rischio sismico, superando alcune criticità operative riscontrate nel funzionamento dello strumento della detrazione fiscale.

Integrando i meccanismi esistenti, la disposizione – spiega la relazione – introduce la possibilità, per il soggetto che sostiene le spese, di ricevere un contributo anticipato dal fornitore che ha effettuato l’intervento, sotto forma di sconto sul corrispettivo spettante, sconto che il fornitore recupererà come credito di imposta in 5 anni.

Ma è una buona idea? Secondo Caseitaly – format innovativo che promuove il settore dell’involucro edilizio, fondato da ACMI, ANFIT, ASSITES, PILE con il supporto di FINCO – la proposta di concedere al consumatore, da parte del fornitore e posatore in opera, tutto lo sconto, è “apparentemente positiva ma in realtà comporta delle ‘spalle’ finanziarie che solo le utilities o gruppi come Enel hanno e di fatto si risolve in un grave restringimento del mercato a sfavore delle piccole imprese, che certamente continueranno a operare, ma come subfornitori o subappaltatori di gruppi più grandi e quindi ‘schiacciate’ nei loro diritti e nella loro autonomia ma soprattutto, per rimanere nel concreto, nei prezzi”.
Le altre richieste di Caseitaly al MISE

Nei giorni scorsi una delegazione FINCO/ASSITES – in rappresentanza delle aziende affiliate a Caseitaly, ha incontrato il sottosegretario del MISE, Davide Crippa per chiedergli di:
– ripristinare il 65% di detrazioni fiscali per infissi e schermature solari;
– desistere dall’ipotesi di applicare dei tetti di spesa, peraltro comprensivi della posa in opera, che avrebbero il solo effetto di favorire le produzioni extra nazionali;
– stabilizzare, per un periodo adeguato, tali misure senza dovervi ritornare ad ogni manovra di bilancio.

“Si tratta di proposte ragionevoli – sottolinea Angelo Artale, Direttore Generale FINCO – sulle quali ci dovrebbe essere ampio consenso in un Paese nella cui parte meridionale si spende – ormai stabilmente – più per difendersi dal caldo che dal freddo”.

La delegazione ha ricordato al Sottosegretario i dati pubblicati lo scorso Novembre dal Servizio Studi della Camera dei Deputati in collaborazione con il Cresme, circa l’impatto positivo sull’economia nazionale delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e, in particolare, per la riqualificazione energetica.

Il dossier rilevava che dal 1998 ad oggi si sono registrati: 17,8 milioni di interventi, considerate tutte le tipologie, ossia in oltre il 57% delle abitazioni italiane stimate dall’Istat (31,2 milioni), per investimenti complessivi pari a 292,7 miliardi di euro.

Il dato a consuntivo per il 2017 indica un volume di investimenti pari a 28.106 milioni di euro veicolati dagli incentivi, riconducibili a 3.724 milioni di euro per la riqualificazione energetica e 24.382 milioni di euro per il recupero edilizio.

Per il 2018 si parla di un volume di spesa complessivo pari a 28.587 milioni di euro, superiore ai livelli del 2017, di cui: 3.549 milioni di euro per la riqualificazione energetica e 25.038 milioni per il recupero edilizio.

“Quanti studi, elaborazioni, ricerche, panel di esperti e, quindi, quanta spesa di denari pubblici dovrà essere effettuata per acquisire ciò che è del tutto evidente e cioè che tali misure hanno nel tempo costituito non solo un volano di sviluppo – ed ancor prima una barriera alla de-industrializzazione di questi settori – ma anche uno stimolo all’innovazione, alla stabile emersione del nero sia fiscale che contributivo, all’abbattimento della bolletta energetica del Paese, oltre che, naturalmente, al miglioramento della qualità ambientale e del valore degli edifici”, evidenzia il Direttore Generale FINCO.

“Molti interventi potevano avere un rapporto costo-beneficio più alto? Alcune sostituzioni di infissi sono state fatte per ragioni più estetiche che di efficienza energetica? Va bene: e allora? Non vogliamo considerare che comunque tali misure hanno sostenuto la filiera industriale italiana e la relativa occupazione ed innovazione tecnologica e che in ogni caso si è certamente prodotto un risultato complessivamente assai favorevole anche dal punto di vista dell’efficienza energetica?”

“Vogliamo dire che altre e diverse soluzioni, certamente efficaci, sono fattibili in villette mono/pluri familiari e assai meno, talvolta, in litigiosi condomini? E vogliamo dire che queste sono misure pensate soprattutto per i cittadini/contribuenti e che sono loro che debbono scegliere, liberamente e in base anche alle proprie disponibilità, quali soluzioni di efficientamento possono perseguire, senza che si abbia la pretesa di orientare il mercato, come attraverso certe campagne, peraltro effettuate con soldi pubblici”.

 

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