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Finco: bonus e malus della nuova Legge di Bilancio 2020

Da Finco giungono alcune considerazioni (a punti) sulla legge di Bilancio 2020 da parte del dott. Angelo Artale, direttore generale della Federazione delle Industrie per le Costruzioni. Alla Federazione aderiscono, tra le altre, associazioni del mondo del serramento e affini quali Acmi, Anfit, Assites e Unicmi. Opportunamente Finco amplia la sua (e nostra) visione sulla Finanziaria di quest’anno, al di là di quello che è stato riportato da media negli ultimi 20 giorni. Ecco le riflessioni di Artale:

1) Bene il bonus facciate e comprensibile la limitazione dell’agevolazione a quelle esterne ma non quella alle sole superficie opache. I pro della misura superano i contro: poco comprensibili poi le critiche “ambientaliste” da parte degli stessi che si oppongono a spada tratta alla “plastic tax”.

Chi non vuole spendere comunque, non avrebbe fatto interventi più incisivi della tinteggiatura. Ma chi tocca l’intonaco per più del 10% è costretto all’efficientamento energetico. Peraltro, in occasione del ventennale Finco a Milano nel 2015, Innocenzo Cipolletta, membro del Comitato Consultivo della Federazione, aveva lanciato l’idea.

2) Bene la conferma – ancorché sempre di breve periodo – dei bonus per efficienza energetica e sismica nonostante per infissi e schermature solari continui ad applicarsi il 50%  e non il 65%, ma (vedi punto seguente).

3) Male, anzi malissimo, il permanere della ritenuta dell’8% sui bonifici relativi agli interventi per la riqualificazione energetica, in presenza peraltro della fatturazione elettronica e quindi con il solo scopo di far cassa sulla pelle delle imprese.  Occorre riportarla al 4%, come in precedenza.

4) Bene/Male, lo sconto in fattura, a seconda che lo si cambi o meno in linea con la risoluzione approvata dalla Commissione decima del Senato (vedi in proposito al link), magari con soglia di applicazione a 200.000 euro e solo per lavori importanti. Lo sconto in fattura è invece bene rimanga per i lavori relativi al sisma bonus.

5) Bene/Male la variazione solo parziale (applicabilità sopra i 200.000 euro e comunque sempre di troppo complessa attuazione) del meccanismo di anticipazione sulle ritenute per la manodopera impiegata in appalti e subappalti.

6) Bene nel settore immobiliare la conversione a regime della cedolare secca al 10%. Sul tema patrimoniale riterremmo opportuna – in linea con quanto richiesto da Confedilizia – l’esenzione degli immobili inagibili, di quelli nei piccolissimi comuni e di quelli non allacciati ai servizi pubblici.

7) Bene l’impegno sulla manutenzione del territorio, se si traduce in pratica, finalmente. Ricordiamo che Finco ha promosso nel tempo i progetti “Per un Italia più bella e più Sicura ” e “Legge obiettivo no, Obiettivo Manutenzione si”. Alla fine il Decisore ha mostrato, così come nel caso del Libro Bianco realizzato da Finco con Enea e che ha dato il via ai bonus sulla riqualificazione energetica, di non essere sordo alle richieste della Federazione, sia pure con percorsi talvolta non lineari.

Sul resto purtroppo il giudizio non può essere al momento (e temiamo anche in seguito) positivo.

Al di là della “plastic tax” e della “sugar tax” – ispirate da principi condivisibili ma la cui applicazione dovrebbe essere più graduale – non si può non sottolineare, ancora una volta, come alcuni nodi fondamentali e strutturali siano ben lungi dall’essere adeguatamente affrontati:

a) in primis quello della spesa pubblica corrente e priva di ritorni;

b) in secondo luogo la devastante occupazione del mercato da parte di aziende statali e soprattutto municipali, che in alcuni casi (vedi AMA/ATAC a Roma) costituiscono la summa di come non deve essere speso il denaro dei contribuenti. E, visto che siamo in periodo di rinnovo delle relative governance, cerchiamo di scegliere persone capaci (bene il pressing sulle competenze da parte di Federmanager).

c) Un fisco oramai arrivato ad un’imposizione mediamente di oltre il 40% e sempre attento ai soliti noti (vedi ad esempio incremento imposta auto aziendali fortunatamente rientrato) e di sempre più farraginosa applicazione.

d) Una burocrazia che, ad onta di tutte le sempre sbandierate migliori intenzioni, rimane un fardello per lo sviluppo del Paese e sostanzialmente un nemico – invece che un facilitatore – per cittadini ed imprese.

e) Un sistema della giustizia che mina alla base un collante fondamentale della convivenza che è la certezza e la rapidità del diritto e che è ormai arrogantemente autogestito, ben oltre il dettato costituzionale, dalla categoria dei magistrati che fanno e disfanno senza ostacolo e controllo alcuno. E che sono autogovernati da un organo – il Consiglio Superiore della Magistratura – che va radicalmente cambiato. Sarà ora di dirlo.

Sono problemi che vengono da lontano, certamente, ma riusciamo ad iniziare almeno a metterci mano, o dobbiamo aspettare che questo Paese involva fino a collocarsi idealmente dall’altra parte del Mediterraneo?

Infine un accenno va fatto al Progetto Italia con il quale si fonderanno Salini, Astaldi, Cossi e forse anche Pizzarotti e Trevi.  Cioè un gigante di cui abbiamo letto nei dettagli, giornalmente, degli aspetti di governance, ma assai poco delle regole di “ingaggio” di mercato.

Che vi sia necessità di reagire ad una crisi sistemica d’accordo, ma è opportuno sapere dove e su quale tipologia di appalti intende lavorare quello che da solo varrà una significativa parte del mercato delle grandi imprese in Italia.

a cura di Ennio Braicovich

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