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Il Decreto prezzi scuote il mercato: la posizione di ANFIT

 

17 luglio 2020

Il Decreto Prezzi così come da bozza in circolazione (vedi news) è da modificare profondamente. Lo scrive Anfit, l’associazione per la tutela della finestra made in Italy sul proprio sito. L’analisi dei punti critici è estremamente dettagliata. Ecco la notizia integrale. EB

 

Immagine articolo posizione ANFIT su Decreto prezzi
 

Luglio si sta rivelando un mese particolarmente caldo per il settore dei serramenti. Dopo un percorso travagliato, il Senato ha approvato con voto di fiducia il Decreto Rilancio, la cui entrata in vigore porta con sé il superbonus del 110% (art. 119) e la nuova regolamentazione della gestione dei crediti derivanti dalle detrazioni fiscali (art. 121). Tutto ciò è molto importante, ma per arrivare all’operatività delle misure bisognerà attendere l’emanazione dell’apposita circolare dell’Agenzia delle Entrate e dei decreti attuativi. Tra questi spicca un provvedimento che tratterà il riordino di numerosi aspetti che caratterizzano gli interventi di efficientamento energetico, con particolare riferimento a due tematiche specifiche per il settore degli infissi: definizione di prezzi massimi al mq e di nuove soglie massime di trasmittanza termica. Attualmente il decreto, rinominato “ammazzaprezzi”, è circolato sotto forma di bozza (clicca qui per scaricarla), ma i contenuti presenti al suo interno sono decisamente preoccupanti.

In questo articolo approfondiamo il tema delle soglie di prezzo, mentre rimandiamo quello relativo alle nuove trasmittanze a un articolo successivo.
Il prezziario stabilito nell’allegato I della bozza, rappresenta, il vero tasto dolente del documento, in quanto il valore di riferimento, per le chiusure verticali trasparenti, è pari a 550 €/m2 per le zone climatiche A, B e C e pari a 650 €/m2 per le zone restanti. Il tutto, maggiorabile di 100 €/m2 nel caso sia prevista l’installazione contestuale di persiane o oscuranti.

Decreto Prezzi inaccettabile perché…

Questo meccanismo è per ANFIT inaccettabile per svariate ragioni, tra cui:

  • Favorisce l’acquisto di prodotti a basso costo, quali ad esempio quelli di importazione, penalizzando così il prodotto di qualità made in italy;
  • Penalizza le aziende che hanno investito tempo e denaro alla qualificazione della posa in opera, poiché le cifre riportate sono comprensive di posa e di IVA;
  • Trascura la naturale differenza che caratterizza i prezzi dei serramenti nelle diverse aree del Paese;
  • Non segue quanto stabilito nell’articolo 119 del DL Rilancio, in cui per i prezzi di riferimento si indicano “i prezzi riportati nei prezzari predisposti dalle regioni e dalle province autonome, ai listini ufficiali o ai listini delle locali camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura ovvero, in difetto, ai prezzi correnti di mercato in base al luogo di effettuazione degli interventi”;
  • Non tiene conto delle variazioni dei prezzi di listino per via dei meccanismi di gestione del credito, disciplinati dall’articolo 121 del DL Rilancio;
  • La maggiorazione di 100 €/m2 previsto per persiane/oscuranti non tiene minimamente conto dei prezzi di mercato;
  • Non è prevista alcuna differenziazione in base ai materiali, che sono naturalmente caratterizzati da diversi costi sul mercato.

Le condizioni minime di accettazione del Decreto Prezzi

D’altra parte, le condizioni minime per renderlo accettabile potrebbero essere riassunte nei 3 punti seguenti:

  • Scorporo IVA dalle cifre indicate. Ciò in ragione delle diverse aliquote IVA che caratterizzano il prodotto serramento e le lavorazioni;
  • Scorporo dalle cifre indicate gli oneri derivanti dalla posa in opera. Per far si che la posa non sia in evidente contrasto con il D. Lgs. 48/2020, con i rischi di non rispettare i nuovi limiti di trasmittanza termica indicati proprio nella bozza del decreto prezzi;
  • Scorporo dalle cifre indicate gli oneri derivanti dalle opere accessorie per gli interventi sul vano (taglio della soglia, eliminazione di zanche e/o controtelai metallici preesistenti, etc.), in quanto esse non hanno nulla a che fare con il prodotto serramento.

In conclusione, ANFIT si esprime in maniera fortemente negativa su questo provvedimento che penalizza il prodotto di qualità e il Made in Italy

a cura di EB

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