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Bonus anti barriere 2024, forse tornano infissi, finestre e porte, con o senza sconto

CARLO IACUBINO
Bonus anti barriere 2024, forse tornano infissi, finestre e porte, con o senza sconto
Bonus porte e finestre al 75%, verso il ritorno dell’incentivo: i nuovi requisiti e la platea allargata
Venerdì 19 Gennaio 2024, 21:52
Far rientrare anche finestre, infissi, serramenti, porte e pavimenti nel bonus barriere architettoniche al 75%, confermato solo in parte per il 2024. Permettendo nuovamente, almeno per alcuni, cessione del credito e sconto in fattura, e tutelando chi ha iniziato i lavori entro la fine del 2023.
Ma anche prorogare per due mesi il Superbonus al 110%. Una serie di emendamenti bipartisan alla legge di conversione dell’ultimo decreto “Superbonus” dello scorso 29 dicembre puntano a rivedere la stretta sui contributi edilizi varata dal governo per volere del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’obiettivo è proteggere settori del Made in Italy, come quello di serramenti e infissi, fatti di 50mila posatori, 40mila rivenditori e decine di migliaia di produttori del legno e dell’alluminio. Evitando anche possibili contenziosi con lo Stato da centinaia di migliaia di euro.
LO SCOGLIO DEL MEF
Lo scoglio è il Mef, con le risorse aggiuntive da trovare e Giorgetti che vuole mantenere i saldi invariati, per tutelare i conti pubblici.
Fonti di Fratelli d’Italia, però, almeno per il bonus barriere architettoniche, parlano una partita non troppo onerosa, che si può chiudere. Il decreto Superbonus ha limitato gli interventi che rientrano nel bonus al 75% a quelli che riguardano scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici. Dal 1° gennaio, poi, niente più cessione del credito e sconto in fattura, ma solo detrazione Irpef in cinque rate annuali entro il 31 dicembre 2025. Questo secondo limite, però, non vale per i condomini e i proprietari di villette con un Isee entro i 15mila euro o disabili in famiglia. E ancora, non vale per chi ha presentato prima del 29 dicembre l’asseverazione tecnica, oppure, nei casi in cui non serve, ha già iniziato i lavori o ha versato un acconto. Visto il pressing delle associazioni di categoria (da FederlegnoArredo a Unicmi, da Cni a Anfit) oltre all’opposizione, anche la maggioranza (Fratelli d’Italia da sola ha presentato 15 su 130 emendamenti al decreto) vogliono preservare almeno i contratti in essere. Martedì ci sarà un apposito incontro al Mef tra alcuni parlamentari di maggioranza e Giorgetti. Si punta a permettere tutti i tipi di lavoro contro le barriere architettoniche, con sconto in fattura e cessione del credito per le categorie già scritte nel decreto. Tra le ipotesi per ridurre il conto da pagare: l’allungamento della detrazione a dieci anni, riducendo la detrazione al 50% e l’obbligo in ogni caso di asseverazione. 
Le possibili modifiche al superbonus
Più difficile la partita sul Superbonus. Dopo gli appelli dell’Ance per “salvare” 40mila cantieri (valgono 28 miliardi), la proposta bipartisan è concedere almeno altri 60 giorni (con uno sconto al 110% o al 90%) a chi a fine dicembre ha raggiunto il 70% dei lavori. Per superare lo scoglio Giorgetti, Fratelli d’Italia punta a un escamotage: dare tempo per contabilizzare le spese sostenute al 31 dicembre 2023 con aliquota al 90% o 110% e una soglia di lavori completati contrattabile con il Mef e poi ridurre l’aliquota di sconto sui mesi rimanenti del 2024 dal 70% al 60%. Ma non è chiaro se in questo modo si abbatte del tutto il costo per le casse dello Stato. Altrimenti si punta almeno a concedere il 110%, fino a tutto il 2025, alle famiglie alluvionate o alle famiglie con figlio disabile grave, oppure ad alzare a 25mila euro il tetto di reddito per avere il 110%, ancora previsto nel 2024 per chi è sotto quota 15mila.
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