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La bozza UE e le classi energetiche minime per la compravendita di immobili

Revisione in vista per la Direttiva sull’efficienza energetica in edilizia: possibile introduzione di classi energetiche minime per la compravendita.

L’Unione Europea negli anni è diventata la fonte principale della legislazione italiana (Secondo il Sole24Ore quasi il 60% nel quinquennio 2014-2019) e questo trend è stato riscontrato anche nel settore dell’edilizia e del risparmio energetico. Gli esempi più rilevanti per il comparto sono quelli relativi alle leggi di recepimento delle Direttive in materia di Marcatura CE e consumi energetici degli edifici.

A questo elenco si potrebbe aggiungere un nuovo tassello di grande rilievo: è allo studio (per ora trattasi di bozza che la Commissione Europea presenterà oggi, 14 Dicembre) la riforma della Direttiva in materia di rendimento energetico in edilizia. Il concetto alla base del documento è l’obbligo del rispetto di standard minimi di efficienza energetica per poter immettere sul mercato (vendita, locazione o altro) un’unità immobiliare.

L’ottica è quella del taglio del 55% delle emissioni entro il 2030, per poi arrivare alla neutralità climatica nel 2050. Il comparto dell’edilizia incide in maniera rilevante su questi aspetti e per tale ragione la bozza prevede l’introduzione di soglie di prestazione energetica fortemente impattanti e crescenti nel tempo. Nello specifico, in relazione agli immobili residenziali l’asticella è progressivamente fissata alla classe E dal 01/01/2017, alla classe D dal 01/01/2030 e alla classe C a partire dal 2033.

In caso di impossibilità di adeguare le prestazioni a questi standard prima di un’eventuale compravendita immobiliare è comunque prevista la possibilità di effettuare la transazione e svolgere i lavori in un secondo momento, a patto che tale condizione sia contrattualizzata e che gli interventi stessi avvengano entro 3 anni dalla vendita.

Questi nuovi paletti verrebbero accompagnati da altre due novità, relative agli strumenti per la loro attuazione: una revisione del meccanismo di definizione delle classi energetiche, che diventerebbe uniforme nel continente a partire dal 2025, e l’introduzione di misure economiche per incentivare la transizione.

Il documento prevede tempistiche a più dilatate per i condomini, e esenzioni rivolte a edifici storici, luoghi di culto e di piccola estensione, ma per quantificarne la portata è sufficiente sapere che in Italia gli immobili attualmente ricompresi nelle classi F e G sono circa il 60% del totale (vedi qui report ENEA/CTI in materia).

L’iter di questo provvedimento, data la sua portata, non si preannuncia facile, in particolare in relazione ai passaggi in Commissione e Parlamento UE, senza trascurare i margini di discrezionalità che comunque saranno accordati ai singoli stati membri.

Per concludere riportiamo alcune reazioni alla bozza, che in un primo momento sembrava essere passata in sordina, ma che poi ha scatenato una selva di reazioni. Si va dalle quelle ricche di preoccupazioni del Codacons e di alcuni partiti politici, ai giudizi positivi da parte di altre formazioni politiche che vedono in questo scenario l’opportunità di stabilizzare misure come il Superbonus110%, fino al pieno appoggio da parte di rappresentanti del settore delle compravendite immobiliari.

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