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LIA Canton Ticino: abrogata la legge contro le aziende artigianali dell’edilizia

Un numero senza pari di operatori del settore, essenzialmente produttori e rivenditori, ha partecipato al tradizionale sondaggio organizzato da Nuova Finestra, Showroom e Guida Finestra sul mercato dei serramenti.

La LIA, Legge sulle imprese artigianali, introdotta nel Canton Ticino nel 2015 per porre un freno alla concorrenza delle aziende artigiane italiane, è stata abrogata dal Gran Consiglio cantonale. La LIA imponeva l’iscrizione onerosa ad un Albo cantonale e una serie di obblighi amministrativi ed era stata censurata due volte dal TRAM, il Tribunale Amministrativo , per incompatibilità con il cosiddetto diritto superiore.

Introdotta su pressione dellUAE, Unione Associazione dell’Edilizia, per contrastare l’operatività su suolo svizzero delle aziende ticinesi, la LIA aveva trovato opposizione anche negli artigiani di altri cantoni svizzeri che operano in Canton Ticino. Perfino un mobiliare ticinese l’aveva trovata eccessiva e il TRAM gli aveva dato ragione.

Secondo i giudici amministrativi ticinesi la restrizione della libertà economica attraverso l’introduzione di un regime autorizzativo non risponde a un interesse pubblico meritevole di tutela e non rispetta il principio di proporzionalità. Proteste erano fioccate dalla Camere di Commercio della Svizzera centrale e del Canton Uri, dalla Commissione federale della concorrenza, di Confartigianato Como e Varese, dalle regioni limitrofe italiane di Lombardia e Piemonte e infine anche del Governo italiano. Insomma. un vero putiferio causato da un guazzabuglio giuridico.

Nei due anni di operatività della LIA le richieste di iscrizione all’Albo erano state 5.200 da parte di 6.600 aziende di cui un migliaio italiane. Le autorizzazioni concesse sono state 3.000 circa. Comunque la storia non finisce qui, perché è già al lavoro un gruppo di granconsiglieri, sindacalisti e rappresentanti dell’UAE che stanno cercando di riformulare una nuova proposta di legge. Prudente il commento sull’abrigazione della LIA giunge da Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia, che da anni monitora la LIA e protesta contro: “in qusesti anni le imprese italiane di piccole e medie dimensioni hanno rispettato sempre, seppure con notevoli difficoltà, una norma che ha richiesto non solo l’iscrizione, a titolo oneroso, all’apposito albo cantonale ma anche la certificazione di una serie di requisiti particolarmente stringenti. A questo punto – prosegue – ci aspettiamo massima chiarezza da parte delle autorità ticinesi nel definire tutte le modalità per il lavoro oltre confine in modo trasparente e non eccessivamente rigido nei confronti di aziende rispettose delle nomre e che, già oggi, in otto casi su dieci vengono sottoposte a rigorosi controlli”.

 

Da Guida Finestra

 

 

 

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